LUCERA - Ci ha accolto nel caravan parcheggiato proprio dietro il palco ed è rimasto sorpreso, perchè non ricordava, quando gli abbiamo detto che lo stesso giorno di diciassette anni fa Lucera impazzì per la tappa del suo "Sirtaki Tour". Mango è persona gentile, per nulla incline ad atteggiamenti da divo, perciò accetta di buon grado di fare quattro chiacchiere prima dei concerti, cosa, per altro, avvenuta già quel 16 agosto 1990 e in altre occasioni, più recentemente. Mango, oggi, è un artista maturo, con al suo attivo tantissimi successi che lo accompagnano in un persorso teso ad indagare nuovi territori sonori, nuovi aspetti del suo essere uomo di spettacolo e persona normale che ama sempre il confronto. Di seguito l'intervista.

D. Il tuo ultimo album è "L'Albero delle Fate", perchè questo titolo?

R. L'Albero delle Fate, nei miei pensieri, è un albero sul quale tutti dovremmo salire per raggiungere il ramo più alto e cogliere il frutto più bello, quello più importante. Tutti gli adulti dovrebbero impegnarsi a ritrovare l'Albero delle Fate. E', se vogliamo, la metafora della fantasia, che abbiamo quando siamo bambini, ma che perdiamo crescendo. Senza la fantasia, l'uomo è niente.

D. Scrivi canzoni anche per altri artisti, ma quando lo fai è come se le scrivessi per te o ti lasci influenzare dalla personalità e dalla storia dell'interprete a cui il pezzo è desinato?

R. Esprimo sempre me stesso, sempre. In quei momenti conta quello che provo. Ed è così anche quando sono sul palco. Ogni volta è un'esperienza nuova; mi piace provare delle emozioni. Il nostro è un lavoro di comunicazione, se togliamo quello, non siamo più niente.

D. Tu sei un ragazzo del Sud legato alle sue radici; vivi ancora a Lagonegro, il paese dove sei nato. Cosa vuol dire, oggi, essere Meridionale in un contesto di globalizzazione?

R. Ti ringrazio per il "ragazzo", ho, comunque, 52 anni...Sono importanti le mie radici. Penso a un foglio bianco su cui, con una matita, traccio un puntino. Ecco, è fondamentale potersi riconoscere in un contesto più generale. Ma se globalizzazione significa tener conto degli aspetti positivi di tante realtà, io continuo ad essere Lucano, ma mi apro a ciò che gli altri possono insegnarmi. Perciò, divento, come diceva qualcuno, cittadino del mondo, senza perdere il legame con le mie origini.

D. La tua vita artistica è ricca di grandi successi; dai tempi di "Oro", è cambiato il tuo modo di ispirarti?

R. No, non è cambiato il mio modo di pensare le canzoni. E' cambiato il tempo. Dai tempi di "Oro" , sono passati 23 anni: io ho 23 anni in più di bagaglio culturale, sociale, morale, di vita nel quotidiano. Sono cresciuto, perciò non sono lo stesso di quando facevo "Oro". Oggi, sul palco faccio "Oro" diecimila volte più bella di prima, perchè ho 23 anni in più.

La chiacchierata è stata breve; non abbiamo voluto disturbare ulteriormente la fase dedicata alla concentrazione prima del concerto, anche se Mango avrebbe risposto volentieri ad altre domande. Siamo usciti dal camper con la sensazione di aver incontrato una persona vera che veste i panni dell'artista con naturalezza, senza forzare i limiti del rapporto che questo "Ragazzo del Sud" ha con se stesso. E' stato bello riascoltarlo in concerto.